Storia della reflessologia

Le prime notizie storiche sicure sull’uso della reflessologia giungono dall’antico Egitto attraverso un affresco datato a circa quattromila anni fa, trovato a Saqqara, antica località egiziana, nella piramide a gradoni detta del “Grande Medico”. Dentro di essa un dipinto murale raffigura un medico che stimola le dita dei piedi e delle mani del suo paziente. I geroglifici tradotti hanno svelato queste frasi: “Non farmi male”, e la risposta del medico: “Agirò in modo da meritare la tua lode”.

In epoca più recente questa tecnica veniva utilizzata anche da alcune tribù indigene del Kenya.

Si ritiene che le origini della riflessologia plantare siano antichissime; sembra infatti che i primi trattamenti terapeutici basati sul massaggio dei piedi risalgano al 5.000 a.C. e sarebbero stati effettuati in Cina e in India.

La leggenda cinese che ci illustra le origini della reflessologia racconta che, nel 2.800 a. C. circa il futuro imperatore Yiu venne concepito dalla madre mentre camminava a piedi nudi sulle orme di un gigante. A partire, da quel momento, nella tradizione taoista, il piede umano venne messo in stretta relazione con tutto il corpo; l’esempio più evidente di questa credenza è rappresentato dalla famosa tavola chiamata Zu Toi To, che raffigura un feto disegnato sulla pianta di un piede, evidenziando la stretta relazione fra piede e corpo umano. Nel 480 a. C. Mak Zi, uno dei tre grandi della cultura cinese (insieme a Lao Zi e Ho Zi, più conosciuto come Confucio) approfondì l’On Zon Su, o Terapia Zonale, cioè il massaggio del piede, a livello filosofico.
Numerose tradizioni popolari sono poi arrivate sino ai nostri giorni anche da India, Indonesia e Pakistan.

Nel mondo occidentale le prime notizie sulla Reflessologia risalgono al 1.500, nell’autobiografia del noto scrittore Benvenuto Cellini, dove vi è una frase che fa comprendere come anche in Italia certe tradizioni popolari fossero presenti. L’artista racconta, infatti, di essere curato dai “dolori diffusi nel corpo” attraverso “robuste pressioni sulle dita delle mani e dei piedi”. Attorno al 1.852 i medici Adamus e Atatis discussero metodi simili alla reflessologia. Queste tradizioni, diffuse in tutto il mondo, fanno ipotizzare che la reflessologia abbia fatto parte della cultura istintiva dell’umanità.

Per l’arrivo della riflessologia plantare in Occidente si dovette attendere sino al XX secolo. Fu un otorinolaringoiatra statunitense, William Fitzgerald, a introdurre per primo questo tipo di terapia.

Fitzgerald, infatti, elaborò un metodo, definito terapia zonale, che consisteva nell’esercitare una pressione in certi punti del corpo, sia con le mani che con strumenti speciali. Egli divise il corpo in dieci zone lungo le quali fluisce l’energia vitale, dagli alluci fino alla testa e riuscì in certi casi a ottenere un effetto anestetico per contrastare la presenza del dolore in una determinata zona.

Questa forma di riflessologia introdotta da Fitzgerald fu adottata da diversi dentisti, poi venne conosciuta da un medico di New York, Edwin F. Bowers, che la diffuse nel resto del Paese per averla citata in diversi suoi trattati.

Negli anni ’30 del secolo scorso, Eunice Ingham, terapeuta americana, proseguì le ricerche dei suoi predecessori, pubblicando alcuni libri sulla riflessologia plantare come “Le storie che i piedi potrebbero raccontare” e “Storie raccontate dai piedi“, concentrandosi esclusivamente sulla digitopressione legata ai piedi. La riflessologia plantare venne infine introdotta in Europa a partire dagli anni ’50 e oggi viene praticata da numerosi operatori e fisioterapisti, assieme ad altre tecniche manuali, sia diagnostiche che terapeutiche.

Vedi anche:

La Reflessologia Plantare

La Reflessologia Moderna

Sviluppi sui piedi